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L'avvento di Venezia e la Guerra di Cambrai

Come già detto, le vallate in questione non dovevano godere di prosperità durante gli anni della dominazione scaligera e viscontea. Le cose non mutarono di molto nemmeno con l'avvento della Serenissima se, nel 1417, il doge esonerava temporaneamente i Posenati dal pagamento delle tasse, viste le loro condizioni di vita: « ... gran parte d' homeni dorme suso la palia, gran parte vive de erbe senza pan, et queli che stano meglio vive de pan de sorgo».
E vero che in pianura agricoltura e industria prendono slancio e conosceranno un periodo di floridezza che si proietterà fino alla fine del '500', però in queste plaghe prealpine gli influssi della ripresa dovettero essere limitati. Sia perché, a differenza del piano, non erano appetibili sotto il profilo dell' investimento economico, sia per le guerre e le continue turbolenze manifestantisi da sempre in queste terre di confine e che ora riprendono vigore. Tra il 1400 e it 1440 Venezia trabocca aldilà della Borcola e del Passo Pian delle Fugazze impadronendosi di Rovereto e della Val Lagarina, arteria di estremo interesse per i suoi traffici. Sugli altipiani cadeva Folgaria.
Nel 1439, durante la guerra Veneto-Viscontea, il condottiero Gattamelata, al servizio dei Veneziani, scende per la Val Lagarina al fine di sbarrare it passo verso la pianura veneta al Piccinino, capitano di ventura visconteo. In questo frangente i Posenati, a differenza di altri alpigiani, favoriscono i Veneziani.
Nel 1487 s'accende in Val Lagarina la Guerra Roveretana condotta dal conte del Tirolo e dal vescovo di Trento per riprendere Rovereto: obiettivo mancato di poco, dopo la sconfitta veneziana a Calliano. S'aggiungano poi le interminabili e feroci liti confinarie per i pascoli che i feudatari imperiali scatenavano sul settore dei Tre Altipiani.
Sono tutti eventi che non coinvolgono direttamente le Valli di Posina e di Laghi, ma che causano passaggi di truppe gravanti sulle popolazioni, che sconvolgono la vita degli alpigiani, che frantumano il precario equilibrio economico preannunciando la bufera della Guerra di Cambrai.
Già da tempo si preannunciava tempesta da nord.
Da sempre l'imperatore tedesco reclamava diritti su Vicenza e territorio come suo antico feudo; concretamente poi non mancava mai di sostenere i suoi feudatari negli interminabili dissidi di confine relativi ai pascoli della montagna vicentina.
Per questo, nel 1499 (un secolo prima del Caldogno), Venezia inviò sui nostri monti il conte di Pitigliano ad ispezionare e fortificare i passi.
Nel 1508, Massimiliano d'Asburgo colse l'occasione fornitagli dalla Lega di Cambrai (che vedeva le maggiori potenze europee collegate contro Venezia) per spingersi nella Pianura Veneta.
Dopo la disfatta veneziana di Agnadello (1509), inviò in avanscoperta il fuoriuscito vicentino Leonardo Trissino che, col suo stuolo di armati, scese per la Val Lagarina ed occupò, grazie alla scelta filoimperiale della nobilta veneta, Vicenza e Padova.
Anche in Val Posina si attendeva l'arrivo dei Tedeschi. Furono fortificati Arsiero e Forni; furono elevati i fortilizi di Griso e di Doppio, sotto la direzione di Missier Antonio da Thiene.
I Veneziani pere non possono resistere al Passo della Borcola ed abbandonano la vallata anche se le truppe di Massimiliano scendono per la Val Lagarina e solo un contingente minore per la Val Posina. All'arrivo dei Tedeschi, i Posenati abbattono il leone di S. Marco e si dichiarano sudditi dell'Imperatore, evidentemente per risparmiare devastazioni alle contrade. Arsiero comunque viene messa ugualmente al sacco. Era l'anno 1510.
La guerra in pianura, tra le città venete, dura una decina d'anni senza fatti decisivi. Fulcro della resistenza veneziana era la città di Treviso, ma soprattutto le campagne. Massimiliano e ormai allo stremo. La peste falcidia le sue truppe come la gente della Terraferma. I Veneziani, partendo da Thiene, rioccupano e riducono all'obbedienza Cogollo e la Val Posina. Ma, di fronte ai Tedeschi in ritirata, non riescono a preservare Arsiero, Castana, Fusine e Posina dalla distruzione (1516).
Alla stipulazione della pace, la Val Lagarina, con Rovereto e Riva, passa all' Imperatore e il confine veneziano retrocede alla Borcola. Ritorna la calma tra le contrade devastate. Le conseguenze disastrose di questa guerra si faranno sentire per molti anni e non poco attraverso l'inasprimento fiscale decretato dalla Serenissima. Riprende la vita tra i montanari della vallata che apparentemente sono liberi, ma «assoluti schiavi, in sostanza, a mille signori».

(testo tratto dalla Guida Escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'altopiano di Tonezza, autore prof. Liverio Carollo, sezione del CAI di Thiene e Sottosezione di Arsiero)

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