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Il Medioevo e la questione cimbra

Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e la calata delle popolazioni barbariche, è probabile che la nostra vallata abbia assistito al passaggio caotico di queste tribù, ma non abbia visto mai il loro stabile insediarsi.
Non regge ormai alla critica storica la tesi secondo cui residui di Goti, vinti dai Bizantini nel 553, cacciati dalla pianura, si sarebbero rifugiati nelle valli e sugli altipiani della montagna vicentina e veronese.
Maggiore incidenza nel nostro territorio ebbe invece la presenza dei Longobardi: essi divisero il territorio in "corti", (unità territoriali da amministrare); la Val Posina appartenne alla corte di Sant'Orso.
La stabile presenza longobarda in valle è pure deducibile della dedica delle chiese di Posina, Velo e Arsiero rispettivamente a S. Margherita, S. Giorgio e S. Michele, santi notoriamente venerati da tale popolo dopo la sua conversione.
Con la progressiva disgregazione dell'Impero dei Franchi (seconda metà del sec. IX), iniziano le lotte tra i grandi feudatari italiani e tedeschi per il possesso del Regno d'Italia. Incendi, saccheggi, devastazioni interessarono le vallate prealpine coinvolte nella mischia, perché arterie di comunicazione diretta tra la Pianura Veneta e la Germania.
La Val Posina, anche se piuttosto appartata, non fu certo immune dal passaggio di truppe. Con ogni probabilità a quell'epoca non era però stabilmente abitata.
Pur tra nuove invasioni barbariche (Ungheri, 899) e lotte per la supremazia, Berengario, marchese del Friuli, riuscì a rimanere re dell'Italia settentrionale per un lungo periodo (888-924).
Fu lui che diede avvio alla prassi, poi osservata dai suoi successori, di infeudare la nobiltà ecclesiastica di zone militarmente strategiche come le vallate e gli altipiani prealpini.
I potentati ecclesiastici davano le stesse garanzie dei feudatari laici, ma non innescavano le spinte centrifughe rappresentate dall'ereditarietà dei feudi.
Ecco perciò che nel 912, Berengario dà in feudo al vescovo di Pado¬va Sibicone l'Altopiano dei Sette Comuni e la Val d'Astico; mentre da un documento del 1000 (ma probabilmente la concessione avvenne prima) veniamo a sapere che l'imperatore Ottone III concede al vesco¬vo di Vicenza Jeronimus la Val Nigriera (la Val Posina di allora), l'Al¬topiano di Tonezza e parte della Val d'Astico. I vescovi avevano il potere di erigere rocche e fortilizi in difesa da eventuali invasioni (il passaggio degli Ungheri non era facilmente dimenticabile!), ma alcuni tra i più solidi castelli (quello di Arsiero, di Velo, di Cogollo) furono consegnati direttamente dagli imperatori ai vescovi vicentini. Altri, secondari, come quelli della Rocca di Piaio (M. Cimone), di Tovo e del M. Gusella, sorsero un po’ più tardi.
Secondo il costume dell'epoca (sec. XI), i vescovi vicentini subinfeudarono la Val d'Astico, la Val Posina, Tonezza e circostanti montagne ai Velo, potente famiglia d'origine tedesca e fedelissima all'imperatore. Tale atto d'investitura fu rinnovato per secoli dai suc¬cessivi signori della zona (Padovani, Scaligeri, Visconti, Veneziani) anche se il potere dei Velo diventava sempre più formale.
I Velo cedevano agli abitanti delle vallate porzioni di pascolo e bosco, secondo la prassi dell'epoca che prevedeva per il signore le terre più vicine e fertili e per i coloni quelle più sterili e scomode. In cambio della concessione, i sudditi dovevano versare ai Velo delle tasse in na¬tura e sottoporsi a balzelli d'ogni genere (sul bestiame, sui mulini, sul carbone, sulla frutta…), gravami che diventavano insopportabili nei periodi, purtroppo frequenti, di crisi. Dovevano inoltre prestarsi ad una serie innumerevole di servizi; tra questi, fornire vitto e alloggio ai Velo quando, col loro seguito, venivano in valle.
Non è dato di sapere quando siano iniziate in Val Posina e di Laghi que¬ste infeudazioni da parte dei Velo. Alcuni storici citano un documento del 1392 grazie al quale sappiamo che Bonzilio Velo affitta ad un certo Pie¬tro fu Bartolomeo un territorio nei pressi di Rio Tamazzolo (tra Fusine e Posina). Si citano pure gli obblighi che «secondo antica consuetudine» il fittavolo aveva nei confronti del signore. La dicitura riportata può far pensare che le affittanze siano iniziate molto tempo prima, forse verso il 1000.
ogni caso la cessione di terre (masi) in valle a gruppi di coloni che si prestavano a lavorarle (o, meglio, a svegrarle, essendo ancora vergini) irrobustisce i primi insediamenti e frammenta la popolazione in nuclei di¬stinti che prefigurano la futura sistemazione in contrade della zona.
E nel corso del sec. XI che si possono far risalire i primi insediamenti in valle.
Gli storici to deducono dalla toponomastica mancando probanti documenti.
II Pasqualigo osserva che i nomi di molte località in Val Posina traggono origine da termini (relativi soprattutto ad attività economiche e a situazioni sociali) che avevano un significato preciso verso il 1000. E it caso di Ronzi (Ronchi) da «roncare», vocabolo che solo nel 1400 fu sostituito da «falciare»; di Vanza, Vanzo, sinonimi, nel Medioevo, per «luogo incolto»; di Bazzoni, da vassi», «vassalli»; di Ligazzoli, da «ligascia», giuramento di fedeltà prestato dai vassalli; di Maraschini, da «marauscasia», voce medioevale per «pascolo da pecora»; di La Lona, Allona, luogo di residenza degli «aldi» o «alli» (servi della gleba); la stessa Posina potrebbe derivare da «possa», cioè possesso dei Velo o dei vescovi vicentini. Questi ed altri nomi di contrade, dunque, trovano significato solo se si colloca la loro nascita nel pieno Medioevo.
Altri toponimi hanno invece un'inequivocabile origine germanica e testimoniano l'avvenuta migrazione in zona di genti tedesche. Da tempo ormai e riconosciuta priva di fondamento storico la «favola» di insediamenti di Cimbri, sconfitti da C. Mario nel 101 a.C., sulle nostre montagne, come non regge ad una più attenta analisi la presunta ori¬gine gotica delle locali popolazioni i cui antenati si sarebbero ritirati lassù dopo la disfatta contro i bizantini (553).
Ha invece acquistato sempre più credito, ed è oggi certezza, l'origine medioevale di queste isole etniche.
Spostamenti di lavoratori tedeschi dalla Germania verso le vallate trentine e prealpine iniziarono, probabilmente, nel corso del sec. XII. Erano boscaioli e soprattutto minatori, accompagnati dalle loro famiglie. Provenivano dalla Baviera, dalla Franconia e dallo Hartz, zone della Germania note per le tradizioni minerarie e, col consenso dei vescovi, si stabilirono sugli Altipiani dei Sette e dei Tredici Comuni nonchè nelle vallate intermedie. I loro spostamenti erano favoriti dalla ripresa socioeconomica verificatasi dopo il 1000 che portò al rilancio dell' attività mineraria ed all'estensione del pascolo e delle colture an¬che nella nostra zona. Non è tuttavia escluso che sfuggissero, in Germania, a persecuzioni o a guerre tra feudatari.
Con l'andar del tempo assorbirono l'elemento italico e mantennero i loro costumi, la loro lingua e la loro religione per secoli. A preser¬varli da contaminazioni contribuì anche Ia Chiesa coll'inviare per essi preti tedeschi che troviamo presenti in Val Posina ed a Tonezza nella prima meta del '400 e che furono allontanati solo dopo il Concilio di Trento per timore di una diffusione della Riforma.
Da diverso tempo dunque le valli in questione erano abitate allorchè i primi documenti scritti cominciano a riportare i loro nomi.
Troviamo citata la Val Posina per la prima volta nel 1115, in relaziorelazione alla pestilenza ed alla carestia che devastarono il territorio vicentino. II Pasqualigo fa poi riferimento ad un documento del 1200 che elenca, quali feudi dei Velo, Arsiero, Cogollo, Caltrano, Fusine, Laghi, Posina e Cavallara. Non sappiamo però quale credibilità attribuirgli perché gli storici successivi non fanno più riferimento ad esso.
La prima memoria riguardante specificatamente Posina quale centro abitato risale al 1216. Un documento afferma che il vescovo di Trento Federico Vamba concede ad un certo Olderico di Posena il feudo di Costa Cartura (oggi Costa di Folgaria) perché fosse messo a coltivazione.
Gli storici non hanno l'assoluta certezza sulla data e nemmeno sono concordi sul significato da attribuire alla specificazione «di Posena»; non si portano comunque elementi convincenti, atti ad inficiare I'importanza del documento.

(testo tratto dalla Guida Escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'altopiano di Tonezza, autore prof. Liverio Carollo, sezione del CAI di Thiene e Sottosezione di Arsiero)

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