Versione accessibile

autunno-lambre-pasubio3-Marc-Armand.jpg

AVVISO IMPORTANTE

Questo sito web posina.info era il vecchio sito del comune di Posina.
Il nuovo sito web ufficiale del comune di Posina
è visitabile a questo indirizzo

www.comune.posina.vi.it

 

La Resistenza e il dopoguerra - statistiche abitanti

La Seconda Guerra Mondiale coinvolge la vallata e l'Altopiano di Tonezza indirettamente, col prelievo di giovani da spedire nei vari fronti, e direttamente durante la lotta di Resistenza che fu, in questo settore, decisamente accanita. Il contenzioso infatti e quello di sempre: occupa¬le vie di collegamento col Nord.
I tedeschi, dopo l'8 settembre e I'invasione dell'Italia, per i loro rifornimenti di mezzi e di uomini, avevano l'assoluta necessità di mantenere sicure la Val d'Astico, la Val Leogra e le zone intermedie.
L’efficiente rete stradale della Grande Guerra snelliva i transiti. I partigiani ne erano ben consci.
Zona di alto interesse strategico, dunque. Non per nulla Kesserling aveva posto a Recoaro il suo quartier generale. Inoltre Tonezza, Valdagno, Montecchio Maggiore ed ancora Recoaro risultavano sedi di ministeri e di organismi militari repubblichini.
Agivano in Val Posina e monti circostanti i garibaldini del Gruppo Divisioni «Garemi». Guerra per bande la loro. Colpi di mano, attacchi improvvisi e violenti; quindi la dispersione. Era una tattica che si fon¬dava sul movimento.
Di tal natura sono gli scontri che a metà luglio del '44 si verificarono sulla vetta del Pasubio e, a fine luglio, a Tonezza, dove i partigiani assaltano la scuola allievi ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana. L'offensiva partigiana, da metà luglio a circa metà agosto del '44, dà vita in Val Posina ad una vera e propria zona liberata, un’isola dove si cominciò ad abbozzare un’amministrazione democratica.
Ma la valle non aveva (come le più celebri «repubbliche partigiane») un retroterra svizzero o comunque un’area di disimpegno, bensì il Trentino e le vitali arterie per la Germania. La Val Posina diventava perciò per i tedeschi un mortale focolaio di resistenza.
Bisognava intervenire.
Ecco quindi il terribile rastrellamento del 10-14 agosto 1944.
I partigiani si ritirano dalle contrade, anche per non dare ai nazifascisti pretesti per ritorsioni, ma i paesi bruciano ugualmente. In Val di Campoluzzo, una pattuglia del battaglione «Pasubio» viene catturata dopo un furioso combattimento con i tedeschi. I componenti sono tutti fucilati. Passeranno alla storia come «gli eroi di Malga Zonta».
In paese molti valligiani vengono presi, spinti a parlare, minacciati di morte, ma tutti tacciono. Ci saranno state incomprensioni, momenti di tensione fra popolazione e partigiani (i prelievi di animali o di derrate alimentari erano dolorosi per entrambe le parti), ma è altrettanto vero che senza l’appoggio concreto degli abitanti non si poteva condurre una guerra partigiana su questi monti.

Nel dopoguerra continua ormai irreversibile il degrado socio-economico della vallata che non scopre, come l’Altopiano di Tonezza, la barriera frenante di un’emergente vocazione turistica.
I giovani non hanno più come obiettivo le Americhe, ma piuttosto i paesi della CEE e, in un secondo tempo, l’alta Pianura Vicentina con quella sua naturale propaggine che, economicamente parlando, è la media Val d’Astico dove comincia ad irrobustirsi la piccola industria.
Accanto a motivazioni economiche, stimolano ora ad emigrare anche risvolti psicologici: il senso di emarginazione e di inferiorità, l’esigenza di inserirsi in un circuito culturale più vivace, dinamico. Restano in valle i vecchi: le contrade languono.
Molti, dopo 10-15 anni ritornano, ma non più in contrada; fabbricano invece a Schio, a Thiene, a Marano, a Velo d’Astico, centri industrialmente in espansione e lì si stabiliscono.
Stranamente il pendolarismo che potrebbe avere tenuto in vita le contrade s’è sempre manifestato in modo inconsistente. Lo sbarramento della valle verso Arsiero non è solo fisico, ma evidentemente anche psicologico: bisogna superare definitivamente gli Stancari per riuscire a mutar vita.
Che fare per rivitalizzare questa vallata, per darle un ruolo di cui è tuttora alla ricerca? Passo preliminare è quello di bloccare l’esodo, ricostruendo un minimo di tessuto economico che derivi dall’integrazione di più attività produttive. Perno di questa operazione dovrebbe essere la combinazione tra agricoltura e un turismo che punti alla valorizzazione ambientale e sul recupero delle tradizioni locali.
Essenziale è realizzare un sistema di servizi sociali decenti ed intervenire finanziariamente per dare gambe a questi progetti. Tutto ciò è nelle previsioni della Comunità Montana «Alto Astico e Posina» ed è in sintonia con quanto la Regione Veneto, in una prospettiva di più vasto respiro, prevede in futuro per le nostre montagne.

(testo tratto dalla Guida Escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'altopiano di Tonezza, autore prof. Liverio Carollo, sezione del CAI di Thiene e Sottosezione di Arsiero)


Statistiche

Allegato: pdfRelazione statistiche (Piano di Assetto Territoriale Intercomunale - agosto 2012)6.88 MB

Comune di
Posina
Associazione dei 5
Comuni del Pasubio
Ecomuseo della
Grande Guerra
Fondazione
Vivi la Valposina
Marchio Prodotto
della Val Posina
De.Co. vicentine
comune di Posina