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La Grande Guerra e le sue conseguenze

Per quanto concerne la Grande Guerra, non si starà qui a ripetere fatti d'arme già con competenza studiati in specifiche opere a cui si rimanda.
In breve basterà dire che la Valle del Posina e l'Altopiano di Tonezza furono direttamente coinvolti nella guerra in occasione della Spedizione Punitiva.
A quanto riferisce il rev. G. Mutterle nei suoi Cenni storici della Parrocchia di Laghi, le contrade devono essere state colte di sorpresa dall’invasione nemica perchè, quando il 17 maggio 1916 cade il M. Maggio gli abitanti di Laghi erano ancora tutti in loco e solo il 18 si metteranno in movimento col bestiame verso Arsiero e la pianura. Montegalda e Longare sono le località che ospiteranno i nostri valligiani.
Intanto gli Austriaci dal Col Santo (in Pasubio), dal Coston dei Laghi, dal Toraro, dal Passo della Vena stringono in una morsa Tonezza e la Val Posina che vengono occupate tra il 21 e it 25 maggio 1916. Il 27 entrano in Arsiero. Loro obiettivi sono il Colletto di Posina, il M. Novegno e Colletto di Velo al fine di traboccare a Schio. L'offensiva non ebbe successo per un soffio. Dopo i tentativi inutili di sfondare sui sopracitati Colletti, la lotta divampò sul M. Novegno di cui gli Austriaci avevano occupato la vetta del Priaforà (metà giugno del '16). Non passarono, e di conseguenza si ritirarono sgombrando la Val Posina. Arretreranno comunque su una linea difesa dalla natura in modo formidabile. Non lasceranno mai il Passo della Borcola; non abbandoneranno lo sperone di M. Maio, né quelli di M. Seluggio e M. Tormeno e infine contenderanno ai nostri fino allo stremo, e con successo, il M. Cimone. Queste eminenze erano infatti veri balconi dai quali controllare la Val d'Astico e la Val Posina e trampolini di lancio per un nuovo, eventuale tentativo di sfondamento. Gli Austriaci li evacueranno solo nel novembre del '18.
Tornarono i profughi tra il 1919 e il 1920. Trovarono le case spoglie, danneggiate e in gran parte distrutte. Con enorme pazienza e rassegnazione si prende a ricostruire, ma gli aiuti promessi dallo Stato per il risarcimento dei danni sono inadeguati o non ci sono per niente. Arduo quindi coprire le spese.
Dissesti idrogeologici ovunque; i campi sono sconvolti e ingombri di materiale bellico; le stalle vuote, essendo scampato dalla bufera sì e no un terzo degli animali con l'impossibilita di recuperarli subito essendone salito il prezzo a livelli proibitivi. Riprende l'emorragia dell'emigrazione.
La situazione non cambia in epoca fascista e la fuga dalle contrade mantiene livelli elevati. La zona non si riprende più dopo il flagello della guerra. Se non si scappa è la fame.
Sono distrutte le piccole attività artigianali; il reddito derivante dall' attività agricola e insufficiente; la proprietà è frazionatissima, le fatiche e i disagi sono insostenibili. E l'economia «dei minimi»: minimo il capitale, minimo il reddito, minimo il tenore di vita; grandi soltanto il sacrificio, la fatica, l'attaccamento alla montagna.
E scappano soprattutto i giovani. Posina e Laghi, in provincia, sono i comuni che nel '31 avevano perso più popolazione. Erano abbondantemente al di sotto dei livelli del 1881. Arsiero invece resiste: un fragile tessuto industriale fa da argine, se non altro perché suscita speranze.

(testo tratto dalla Guida Escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'altopiano di Tonezza, autore prof. Liverio Carollo, sezione del CAI di Thiene e Sottosezione di Arsiero)


Allegato: pdfrelazione Grande Guerra (PATI, Gennaio 2013)8.94 MB

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