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Il sec. XIX e l'annessione all'Italia

Le guerre risorgimentali non provocarono particolari sussulti, anche se era presente in valle un certo fermento antiaustriaco testimoniato dalla partecipazione di alcuni giovani al moti del 1848 e dalla solleva¬zione, nel medesimo anno, del paese, pronto a difendere il Passo della Borcola alla minaccia di un transito di truppe austriache.
Il passaggio, nel 1866, sotto il Regno d'Italia non registra in valle né vendette né fatti di sangue, a parte uno scontro, che si protrasse per diversi anni, tra clericali e liberali locali.
Ad esacerbare gli animi in maniera motto più profonda fu invece la tassa sul macinato che andava ad estorcere denaro ad una popolazione già al limite della sopravvivenza.
Dura e grama era la vita nella seconda metà dell'800, anche dopo che l'odioso prelievo venne abolito. Il Pasqualigo delinea il contesto socioeconomico dell'epoca a tratti chiari e illuminanti. Parla del duro lavoro, del reddito irrisorio, del clima rigido, della mortalità infantile, della scarsa nutrizione, delle spaventose carenze igieniche emblematicamente riassunte nell'insalubre e generalizzata vita di stalla. Viene definito «straordinario» il consumo di alcool.
Le case, in valle, erano «stamberghe e abituri» i cui muri si alzavano come ammassi di pietre « che stan su come Dio vuole»; il tetto è «di vecchia paglia o di strame affumicato e pesante»»; all'interno, fuliggine dappertutto che «a guisa di pece» sta appiccicata ovunque, non esistendo il camino per timore degli incendi.
Con queste premesse, difficile parlare di istruzione. Anche dopo l'avvento al governo della Sinistra Storica (1876) la situazione, a riguardo, cambiò poco. Le strutture scolastiche erano carenti ed antiigieniche, i maestri mal pagati, vasta I'evasione per la lontananza delle contrade e per le necessità casalinghe. Da Fuccenecco, Doppio, Griso, Lambre, per esempio, nessuno veniva a scuola: ne sarebbe occorsa una a Ganna.
In aggiunta a questa triste situazione sociale, non è da trascurare il fatto che, con l'annessione all'Italia, i paesi di Posina, Laghi e Tonezza tornarono ad essere a ridosso del confine e destinati a registrare per primi gli effetti delle tensioni tra i due stati.
Quanti ostacoli, divieti, formalità burocratiche, ora, per monticare le bestie in Melegna o Zonta!
Non e difficile, di conseguenza, spiegare le origini di un flusso migratorio che inizia in questa seconda metà dell'800 e che, pur mutando entità, condizioni e destinazione, non si è arrestato neppur oggi.
Dal 1871 al 1901 si partiva soprattutto per le Americhe che assorbono il 50% dell'emigrazione locale; il luogo d'arrivo era approssimativo, non c'erano garanzie; i nostri montanari erano niente più che «merce».
Pochi avrebbero affrontato cosi la sorte, se a casa la situazione socioeconomica non fosse stata drammatica.

(testo tratto dalla Guida Escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'altopiano di Tonezza, autore prof. Liverio Carollo, sezione del CAI di Thiene e Sottosezione di Arsiero)

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