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I primi abitatori

Fin dai secoli passati gli storici si sono chiesti chi fossero stati i primi abitatori della montagna e del territorio vicentino. Ma, non esistendo una valida documentazione, non sono riusciti a risolvere la questione. Pare comunque che prima dell'arrivo dei Veneti (d'origine indoeuropea) la zona fosse abitata dagli Euganei. Di questi ultimi si sa poco o nulla. Forse, all'arrivo dei Veneti, furono spinti verso le zone più impervie delle vallate prealpine. Le due comunità comunque pare abbiano vissuto pacificamente.
Dopo l'invasione dei Galli, verso il 230-220 a. C., in zona fanno la loro apparizione i Romani che conquistano, fra il resto, l'alta pianura vicentina fino ai piedi dei monti. Loro preoccupazione principale fu quindi quella di difendere il Municipio di Vicenza e la fertile pianura circostante da invasioni dal nord, da parte delle popolazioni alpine.
Opere fortificate esistettero sicuramente a Santorso, a Piovene, alle Garziere, allo sbocco dell'Astico; ma è molto probabile che rocche romane esistessero più su, a Meda, a Velo, fino ad Arsiero che si rivelava un formidabile punto strategico sia per il controllo della Val d'Astico che della più remota Val Posina, entrambe comunicanti con la Rezia. Anche sulla vetta del Summano non si esclude ci sia stata la presenza di un presidio romano.
Spedizioni e rappresaglie romane contro le popolazioni alpine del bacino dell'Astico ci furono sicuramente. Vanno fatte risalire a quest'epoca le distruzioni del villaggio alpino del Bostel di Rotzo e di quello al «passo dell'Astagus», dove ora Sorge Caltrano.
La vallata dell'Astico, e con ogni probabilità anche quella del Posina, dovettero essere indirettamente coinvolte nel la lotta dei Romani contro gli Stoni, popolazione alpina che abitava la montagna veronese. Ciò avvenne nel 118 a.C.(45).
Ma esse diventano sicuramente teatro di operazioni belliche dal 30 al 15 a.C., quando Druso e Tiberio conquistano la Rezia e il Norico, cioè praticamente le Alpi centro-orientali fino al Danubio. La Val d'Astico fu sicuramente una strategica via di penetrazione, anche se di secondaria importanza, e le valli laterali, con gli altipiani circumvicini, subirono senz'altro intensi rastrellamenti ed esplorazioni al fine di eliminare qualche sacca di resistenza.
Conquistata la Rezia, perdettero d'importanza, ma non furono mai trascurate, tutte le preesistenti fortificazioni allo sbocco della Val d'Astico tese a difendere la pianura e la Via Postumia, ma soprattutto le vie di penetrazione verso le recenti conquiste a nord, sempre insidiate dalle indomabili popolazioni alpine.
Aldilà delle citate puntate militari, non è pensabile che, in epoca romana, la Val Posina fosse presidiata né tantomeno stabilmente abitata.
Nessun ritrovamento di monete o di altre testimonianze ci fu mai in essa,
contrariamente alla più vicina e frequentata Val d'Astico. I primi pastori e, probabilmente, minatori devono esservi giunti a partire dall' Alto Medioevo, anche se in periodi antecedenti non si può escludere il transito di gente verso gli altipiani. La valle, boscosa, aspra, infestata da lupi e cinghiali, non doveva esercitare certo attrattive per stabilirvi insediamenti fissi.
Intanto nella media Val d'Astico penetra il Cristianesimo, anche se molto lentamente. Probabilmente, più che da S. Prosdocimo, fu portato dai soldati romani che stazionavano in loco.
Le prime chiese furono quelle di S. Giorgio di Caltrano e di Velo, matrici delle altre chiese che successivamente sorsero sia in Val d'Astico che in Val Posina. San Giorgio di Velo raccogliera per secoli i morti due vallate e degli altipiani soprastanti fino a Folgaria.
In ogni caso la resistenza del paganesimo fu tenace tra le locali popolazioni. Alla fine del I sec. d.C. esso era ancora vivo nella media Val d'Astico.

(testo tratto dalla Guida Escursionistica delle Valli di Posina, di Laghi e dell'altopiano di Tonezza, autore prof. Liverio Carollo, sezione del CAI di Thiene e Sottosezione di Arsiero)

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